domenica 22 novembre 2009

Paura

Sabato, di nuovo. Grigio come molti prima d'ora, nuvole, probabile pioggia. Vorrei restare in casa ma non posso, gli amici bisogna curarli vero? Una disco? Si dai magari mi distrae, dico io. Stasera saro' come tutti gli altri, in fila, una serata nella massa, ma si' cosa ci sara' di male. Arrivo, parcheggio, amici, coda, il locale, e' una serata leather (azz...). Non sopporto queste specie di feste a tema tutti uguali, stessi vestiti, stessi atteggiamenti fashion victim in costumi alternativi. Basta smetti di fare il superiore e cerca di mescolarti. Non facile, non trovo facce conosciute, non riesco ad approcciarmi cosi' facilmente. Quanto tempo e' passato da quando sono arrivato? Sembra un eternita', che ci faccio qui, non e' il mio ambiente, non e' il mio mondo. Saluto veloce gli amici, invento una scusa diplomatica delle mie. Guadagno l'uscita, ma quanta gente c'e', son tutti venuti qui stasera, non riesco quasi a camminare, ho difficolta a muovermi. Cazz... ho anche inciampato ci mancava solo questa figuraccia davanti a tutti. Alzo lo sguardo, facce grigie tutte uguali, no, no aspetta c'e' qualcosa di diverso, c'e' qualcuno di diverso. Morettino, riccio, barbetta, un sorriso furbetto catalizza il mio sguardo, non noto neanche il suo abbigliamento leather. Tento di fare il disinvolto nonostante la figuraccia di prima e lui continua a guardarmi con quel suo sorrisetto furbetto. Ci presentiamo, ci beviamo qualcosa al bar, si parla. Non riesco a seguire il suo discorso annuisco, non riesco a staccargli gli occhi di dosso. Lentamente la sua mano scivola sulla mia coscia sento una sensazione di tepore, avvicina la sua faccia alla mia, vorrei che mi prendesse, ora. Quasi come se mi avesse letto nel pensiero mi regala un altro dei suoi sorrisi maliziosi, si avvicina, sono bloccato nel suo sguardo, non mi accorgo quasi che ci stiamo baciando. Le mie inibizioni cadono, dimentico dove siamo, la mia timidezza, mi lascio andare, mi immergo in lui sento montare la passione, voglio solo lui, la sua bocca il suo abbraccio le sue mani. Mi avvinghio a lui come se fosse l'ultimo collegamento a questo mondo alla vita. In un lontano angolo della mia mente sento gli sguardi degli altri su di noi, stupore, invidia, non importa, non mi riguarda. Continuo a godere del suo corpo del suo calore, si interrompe, mi chiede di andare a casa mia. Acconsento con una prontezza che non e' mia. Non ricordo il tragitto verso casa, quasi come se fosse una dissolvenza di quelle vecchie commedie americane degli anni '50, non so neanche come siamo finiti nel mio letto, me ne importa? Voglio solo la sua bocca, il suo corpo, sento in lontananza la pioggia che batte sui vetri, non voglio che smetta, voglio che rimanga qui, qui con me, qui nel mio letto. Siamo stanchi, sudati, l'uno tra le braccia dell'altro, coccole, parole dolci, acquietamento dei sensi. Dormiamo. Luce, quasi d'improvviso, fa male agli occhi quasi, la citta' si risveglia. Mi giro nel letto, non c'e', deve essere andato via, sento un pezzo di carta tra le coperte, un suo messaggio. Cosa avra' scritto, un addio, un vediamoci presto? Non ora, non adesso voglio stare ancora un po' ad occhi chiusi, ricordare ancora le sensazioni della notte. Sento dei bambini che giocano, attraverso la parete elisa che canta “paura di decidere, paura di te” e forse e' quello che sento in questo momento. Vorrei che fosse ancora qui , per le sue braccia, per il suo sorriso e poi? Poi diventerebbe cosa? un amicizia profonda, solo sesso, una relazione? Lo voglio? Sono in grado? E' cio' che cerco? Non voglio pensarci ora, non adesso. La luce e' sempre piu' forte, si stanno risvegliando tutti intorno a me.Mi rigiro tra le coperte, voglio sentire ancora un po' di quel calore, non voglio decidere ora, non voglio leggere quel biglietto, voglio solo ancora un po di sonno, di buio. Non voglio avere paura.

Nessun commento: